Ovunque io possa vagare...
Il tempo è soltanto il fiume dove vado pescando. (David Henry Thoreau da Walden)

martedì 6 marzo 2012

I tempi del Frontiera

Ok, pensavo davvero di stabilire il record, e tornare a scrivere qui dopo un anno esatto.
Di cose ne sono successe tantissime dall'ultimo post, anche troppe per una persona sola.
Ma fino ad oggi Twitter è sempre stato più che sufficiente per esprimere tutto in poche righe.
Mi sono sempre chiesto cosa mi avrebbe di nuovo portato qua, perchè quei pochi caratteri non sarebbero stati sufficienti.
Nel cuore della notte, vecchia abitudine che ormai non passa più, leggo una notizia che per molti è una delle tante.

http://metalitalia.com/articolo/metal-romano-in-lutto-e-morto-baffo-jorg

Lo vidi la prima volta al Moonclub, nello scantinato, che metteva su dischi metal anni 80 dopo l'ennesima cover band degli Iron Maiden.
Sottoscala da fondo di carrozzeria, riadattato alla meglio a locale per concerti, giusto perchè avevano messo un pancale di 20 centimetri come palco improvvisato; caldo infernale e pogo esagerato.
Al piano di sopra un omino in camicia e occhiali da ragioniere, che dava da bere nei bicchieri bianchi di plastica, e se gli chiedevi una birra chiedeva " con dentro cosa ? ".

Il Frontiera era un capannone vicino al raccordo anulare.
C'era anche un soppalco dove una volta a capodanno brindai con una bottiglia di spumante di marca sconosciuta inclusa nel biglietto, prima di dar retta ad un amico, e finire la serata prima a far la tombola in una chiesa, e poi a fuggire a gambe levate nell'altro sottoscala, quello della nostra associazione culturale, dove facemmo le 8 del mattino a giocare a Duke Nuken e Warcraft 2.

Dal Frontiera passarono tutti i maggiori tour metal dell'epoca; era per noi che abitavamo nel centro Italia quello che è adesso l'Estragon.
Ci passarono i Fear Factory del tour di Demanufacture, quando Burton Bell se la spassava nel tour bus con la cantante dei Manhole.
Per la prima volta vidi i Tiamat, tutti ubriachi persi davanti a meno di 50 persone, con il solo Johan Edlund truccato a sbattersi per il pubblico, mentre gli altri cazzeggiavano in improbabili tute arancioni, e lui faceva il barrè sulla chitarra con una bottiglia di birra.
Se non ricordo male passarono da lì anche i Motorhead, che Baffo adorava; ma per risparmiare trenta mila lire di biglietto stupidamente non ci andai.
Sempre lì le mille cover band, con il Pink Floyd party a capodanno, il concerto della coverband dei Pearl Jam dove misi a tappeto nel pogo un amico prendendolo nella mascella con una spallata, e il Nirvana Laser Party, dove sulla scalitana quel lunghissimo e inquietante bacio cambiò la mia vita per sempre.
Poi gli Extrema, i 69 Eyes e tanti altri gruppi storici.

Non ricordo se organizzava date anche al vecchio Black Out o al primo Circolo degli Artisti.
Anche in quei posti ne son successero di incredibili, dal primo concerto della mia vita con i Clawfinger, dove persi il boccale di birra perchè non sapevo che in prima fila non si deve mai andare con un bicchiere in mano, e dove vidi gli allora sconosciuti Blind Guardian che facevano il sound check da soli senza che nessuno li riconoscesse, bestemmiando nei bagni perchè intasati, per poi suonare un concerto di fuoco con Hansi al basso davanti a meno di 100 persone.

Metal Massacre all'epoca, fine anni '90, ha portato tutto il metal che conta a Roma.
Anni per me indimenticabili.

Adesso il testimone è passato all'Estragon per quanto riguarda il centro Italia, locale che adoro, ma davvero non è la stessa cosa.

Addio Baffo, e grazie di tutto.

E visto che questo post non lo leggerà nessuno, per una volta lo scrivo di getto senza correggere, e da oggi ho trovato finalmente la scintilla per scrivere di nuovo in questo blog.